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Dalla metro, un tunnel raffreddato dall’aria condizionata mi conduce ai piedi del grattacielo più alto del mondo. 829.8 metri di vetro e acciaio che si avvolgono in una spirale puntata verso il cielo. Dicono che dal centocinquantesimo piano, nelle giornate più terse e di bassa marea, si veda l’Iran. Sicuro invece è che il sole tramonta tre minuti dopo che a terra.
Intorno al grattacielo più grande del mondo, circondato da fontane e giardini irrigati con l’acqua dei condizionatori, c’è il centro commerciale più grande del mondo. Che è un vero e proprio ecosistema labirintico dove si alternano acquari mastodontici pieni di oltre 140 specie di vita marina, lo scheletro di un dinosauro del Giurassico, installazioni d’arte con cascate alte tre piani e persino una pista di pattinaggio sul ghiaccio olimpica. In una città con una temperatura media annuale di 29.9°.
Sto camminando già da un’ora e mezza, ma non trovo le indicazioni giuste per i giardini: c’è un evento importante e tante uscite sono chiuse. Da dove sono entrata? Da dove si esce? È facile perdere l’orientamento al Dubai Mall, un tunnel commerciale ipnotico, con migliaia di negozi. Leggo un messaggio di Arianna, un’amica che vive qui da un paio d’anni: «allora ci sei a Deira tra un’ora? Devi vedere la vera Dubai!»
Quando scendo alla fermata metro di Al Ras, mi sento in un altro paese. I grattacieli a perdita d’occhio sono scomparsi e le case basse e i vicoli della vecchia Dubai sono invasi dal souq, il mercato all’aria aperta. Gioielli d’oro, tappeti persiani, riso dal Pakistan, tessuti dall’Etiopia. In un vicolo stretto si accalcano i fedeli induisti, con corone di fiori, per una cerimonia in un piccolo tempio indù nel cortile di una casa.
A ogni angolo cambiano i profumi delle spezie, della frutta, degli incensi. Il cuore di Deira è il Khor Dubai, un braccio di mare che si snoda come un fiume tra le parti più antiche della città. Per andare da una sponda all’altra si prende un abra, un’imbarcazione di legno dipinta a colori brillanti, che fa la spola in pochi minuti. I visi degli abitanti della vecchia Dubai oggi provengono da tutto il mondo. Una città oggi multiculturale, assurda e impossibile, fatta di eccessi, ma che fino agli anni ‘70 era solo un piccolo forte abitato da commercianti di perle.
Della Dubai prima del boom petrolifero rimane il centro storico Al Fahidi, dove case basse in corallo, palma e legni pregiati si alternano alle torri del vento, diffuse dall’Egitto all’Afghanistan e portate qui dai commercianti persiani. A Dubai le chiamano barjeel - un sistema geniale di incanalatura dell’aria che teneva le case sempre fresche. Oggi Al Fahidi ospita musei, gallerie d’arte, caffè e non solo. Il sole sta per tramontare e il porticciolo è affollatissimo di abra e splendidi dhow con le vele spiegate. Visti da qui, i grattacieli sembrano irreali. Chi se la sarebbe mai aspettata una Dubai così.