Scegli tu il giorno e l’ora che preferisci
Le due parole che lo hanno convinto sono state Agatha Christie. Sul comodino di mio marito il romanzo giallo della scrittrice ambientato sul Nilo aspettava da troppo tempo di essere letto e la crociera sul lungo fiume fertile sembrava l’occasione perfetta per scoprire finalmente chi fosse l’assassino.
«Tu vai a fare tutte le escursioni che vuoi, ma io resterò in cabina a leggere, lo sai che non mi piace viaggiare».
È primavera inoltrata e ci imbarchiamo in tre sulla motonave, noi due in vacanza e l’investigatore Hercule Poirot in valigia. Le rive di Luxor al tramonto sembrano una scenografia, con il cielo che diventa viola, le palme che oscillano, l’acqua increspata da piccole onde dolci.
La sveglia è all’alba, nelle prime ore del giorno fa più fresco per esplorare e ci sono molte cose da vedere, la necropoli di Tebe, il tempio di Karnak e quello di Hatshepsut, i colossi di Memnone, architetture millenarie imponenti.
Mio marito resta a bordo, i patti sono patti, tiene tra le mani il libro aperto e mi saluta sorridente dal ponte. Quando noi escursionisti rientriamo per il pranzo, soddisfatti, affascinati, lo trovo pensieroso seduto ai divanetti del lounge bar: «C’è un’aria diversa qui, sembra di respirare la storia. Guardavo la riva e immaginavo faraoni e divinità, feluche che trasportano oro e gioielli, sacerdotesse e scribi con le tavolette d’argilla. Ho avuto la sensazione di perdere qualcosa di grande, di bello».
Il giorno dopo sbarca anche lui, viene a visitare il tempio del Dio Horus a Edfu, e poi quelli del dio coccodrillo Sobek e del dio Haroeris a Kom Ombo. Fa molte foto e molte domande. Il libro resta nella tasca dello zainetto, accanto alla bottiglia di acqua. Nei momenti di pausa cerca di riprendere il filo della pagina, ma c’è sempre una statua da ammirare, un geroglifico da interpretare.
La sera navighiamo verso Aswan e la guida ci racconta che in città c’è ancora il lussuoso hotel in cui Agatha Christie ha scritto proprio Assassinio sul Nilo. Ma abbiamo così tanto in programma in un paio di giorni che non riusciamo a passarci.
Visitiamo l’immensa diga con i coccodrilli stesi a prendere il sole, il tempio di Philae con il suo silenzio magico, un villaggio nubiano e poi ancora i templi di Abu Simbel dove la sera assistiamo a un memorabile spettacolo di suoni e luci.
Alla fine della settimana, sull’aereo che ci riporta al Cairo, lui tira fuori dallo zaino il romanzo, un po’ stropicciato.
«Hai finalmente scoperto chi ha commesso il delitto?», chiedo.
«No, ma ho deciso di aspettare. Leggerò il finale la prossima volta che mi porterai ancora qui, in viaggio in Egitto».